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Le scie e gli esempi che ci servono per crescere. Prof Carlini

by Giovanni Carlini
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Un imprenditore intellettuale; una scia da seguire

di Giovanni Carlini

Ho avuto il privilegio di partecipare, recentemente, a un convegno di natura aziendale. Francamente il tema all’ordine del giorno non rientrava nelle tematiche che abitualmente affronto (il che ha aumentato il mio interesse) ma ragionandoci sopra e discutendo su quanto sia fallimentare agire sui diversi mercati, senza rendersi conto delle differenze culturali, è comunque maturato un intervento pertinente al contesto.
Scrivo queste righe perché desidero ringraziare e rendere omaggio a una figura molto precisa:l’imprenditore che è anche un intellettuale. Non capita spesso di poter stringere la mano a personaggi di questa classe e quando accade, merita fermarsi a riflettere.
In questa categoria, nel corso dell’anno, ho incontrato e studiato ben 3 personaggi. Il primo mi ha accolto in fiera in occasione del Made in Steel. Lì ho trovato un personaggio d’alto livello per un gruppo aziendale d’attacco. In pratica, le caratteristiche osservate sono la sintesi, la chiarezza, l’andar diretto sull’argomento in modo completo e articolato nelle sue valutazioni. 
Lasciata la fiera, che si sviluppò in primavera, oggi in autunno, nel corso del convegno a cui ho partecipato, ciò che fu limitato nel tempo, appunto perché in un evento fieristico, si è stavolta articolato su un’intera giornata, ovvero 24 ore intense di ragionamenti a tutto campo. Grazie a una disponibilità di tempo così completa, si forma l’identikit di un personaggio nuovo che fattura di più ed è meglio collocato sul mercato, si muove con dei valori e produce idee, concetti e punti di vista. Entriamo nel dettaglio:
a) un uomo di questo tipo è sempre “uoma” (sostantivo che unisce le caratteristiche migliori delle donne e degli uomini) quindi non è sempre solo uomo o donna, ma può essere sia l’uno che l’altro (un esempio è l’attuale direzione della Confindustria) Qui però il passaggio è delicato. Mi sto riferendo a donne che hanno indubbie capacità di direzione e di uomini, che pur nella loro sana energia, sanno pensare e cogliere ogni aspetto utilizzando la sensibilità dell’altro genere. Si tratta di personaggi di confine nel carattere e poliedricità intellettiva. L’attuale direttore della Confindustria, ad esempio, pur di genere femminile, non manca di nulla per essere un grande capo e la stessa attitudine si rivela anche nell’imprenditore intellettuale. Si tratta appunto di un “uoma”, che è fine e profonda/o nella sua capacità d’analisi.
b) nel caso in questione, sono stato ospite di una coppia al vertice e proprietà dell’impresa. Ecco che qui emerge un altro aspetto dell’imprenditore intellettuale. A sostegno di un uomo (in questo caso, ma sarebbe l’opposto se stessimo parlando di una donna ) c’è una persona eclettica ovvero di colei che, nel suo ruolo di moglie, rappresenta quella retrovia pensante dove riorganizzare le forze e le idee per le decisioni d’assumere il giorno dopo. Si tratta di un lavoro di squadra in ruoli diversi, ma coincidenti.
c) ascoltando e analizzando la tecnica d’espressione di questa coppia è possibile seguirne il percorso logico, articolato più o meno su una domanda per ottenere un punto di vista, quindi la ricezione del messaggio a cui segue la risposta, infine le controdeduzioni per spingersi alle conclusioni. Detto così, il percorso appare meccanico, ma in realtà persegue un sentiero molto logico, finalizzato a capire qualcosa per arricchirsi, significare di più, essere di più (valorizzazione dell’incontro in opposizione a una desertificazione umana prevalente da cui allontanarsi) 
In conclusione, non c’è qui la sola celebrazione di un ideale, ma la riflessione su un personaggio tipo, che fattura di più e svolge meglio la sua funzione di leadership. Se queste capacità migliorano il quadro complessivo dell’azienda, allora sarebbe opportuno seguire dei modelli per tendere a essere migliori.Ecco il punto, non abbiamo dei punti di riferimento o se ci sono non vengono valorizzati.
Qui c’è poco da fare “gli indignati”, se protestiamo senza renderci conto che abbiamo bisogno di modelli su cui crescere! Ricordo un altro personaggio di alto profilo, anch’egli imprenditore nel suo scandire i ragionamenti e con 4 parole andare al cuore delle questioni. Si tratta di un’altra coppia d’imprenditori che vive tra le Alpi Anche qui una grande donna a sostegno di un uomo “che si è fatto grande”. Non a caso il modulo espressivo per porre i quesiti è lo stesso già studiato, ovvero si parte da una domanda a cui segue il contradditorio e infine le conclusioni.
Questo studio non vuole essere celebrativo bensì stuzzicare un’intera categoria d’imprenditori, oggi in azione, per spingerli a cercare dei modelli da perseguire per migliorarsi, interrogandosi sulle effettive capacità di leader che deve avere un Capo. La vita e la tecnica d’apprendimento sono fatte così; servono modelli. 
Visitando le aziende, spesso vengo chiamato per scrivere un piano di marketing, quando poi mi accorgo che il vero problema non sono la potenzialità nelle ipotetiche proiezioni commerciali, ma c’è un male interno, incarnato nella stessa direzione. Trovo famiglie di proprietari aziendali che litigano (per aspetti futili atti a giustificare una rigidità di fondo) quindi imprenditori affetti da miopia direttiva, assenza di visuali e incapacità nel reperimento delle fonti per poter agire e decidere! Non ultimi quei soci che non sono all’altezza del ruolo ritardando la crescita dell’azienda. Con queste riflessioni si può affermare che manca una scuola d’imprenditoria italiana per chi è già nel ruolo di Capo. Nella modestia di sin troppe posizioni, incontrare dei personaggi così profondi e compenetrati nelle funzioni loro proprie, da cui imparare e confrontarsi, apre il cuore! Finalmente abbiamo degli esempi; saranno anche discutibili, ma c’è della materia prima su cui ragionare per essere migliori.
Come italiano mi dichiaro orgoglioso d’aver potuto osservare e studiare questi capitani d’industria a cui dico grazie per il benessere che hanno saputo dare alla Nazione, alle persone che hanno assunto e al grado di civiltà nel lavoro che ci hanno dato.
Grazie Italia che funziona.

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