Chiudiamo l’anomalia rappresentata dalla fatturazione elettronica? Probabilmente si. Come tutte le emergenze anche questa ha fatto il suo tempo. Tutti conoscono la fatturazione elettronica, ma nessuno la sa definire in poche parole; eccole queste parole: consegnare al fisco che svolge il ruolo di “postino” le proprie fatture affinchè arrivino al cliente.
A questo punto sorge una domanda: il fisco che mestiere fa? Non s’è capito!
Cercando un nuovo rapporto fisco-cittadino è bene che ognuno faccia il suo mestiere e si torni alla normalità dove il fornitore consegna al cliente la fattura di vendita. Per i nostalgici, quelli del “...indietro non si torna anche se andiamo fuori strada” la fatturazione elettronica potrebbe anche restare in piedi ma su base volontaria. Il contribuente sceglie se aderire o no a tale procedura. Si potrebbe anche incentivare questa scelta, per far contento il fisco, riconoscendo uno sconto dell’1% sulle tasse a chi prosegue con la fatturazione elettronica.
Ecco la nuova strada sulla quale lo Stato percorre una vita nuova e conciliante con il cittadino: la scelta!
Pagare le tasse non dev’essere più un obbligo, ma una scelta.
Vogliamo i figli a scuola? Serve essere regolari con le tasse.
Serve l’assistenza sanitaria? serve essere regolari con le tasse.
Serve l’asporto dell’immondizia dal condominio? serve essere regolari con le tasse.
Vogliamo l’acqua dal rubinetto? serve essere regolari ……
Chi non usa l’acqua, non ha bisogno che l’immondizia sia asportata, non ha i figli a scuola, non s’avvale dell’assistenza sanitaria, è corretto che paghi una tassa di cittadinanza del 10% del suo reddito per potersi riconoscere come cittadino. Ecco la base fiscale minima: il 10%.
Si vuole la scuola per i figli? +2%, è necessaria la sanità +2% e così via.
Quando il cittadino potrà costruire il suo profilo fiscale allora e solo in quel momento, chiudiamo una stagione di caccia al ladro che contraddistingue i governi inefficienti.