UNIFIL, contingente militare al servizio dell’ONU composto al 10% da militari italiani e comandato a turno da un generale che in questo momento è spagnolo. Tale contingente si trova da moltissimi anni nel sud del Libano con lo scopo d’interporsi tra le forze ostili islamiche ed Israele. In teoria, la forza UNIFIL avrebbe dovuto reprimere ogni attività anti israeliana compiuta in Libano da chiunque. In questo modo lo Stato d’Israele non avrebbe avuto alcun motivo d’operare militarmente al confine nord con il Libano. Così non è stato; perchè?

Il motivo non è semplicemente imputabile all’UNIFIL, ma alla cattiva gestione dell’ONU che non è affatto imparziale nelle vicende del Medio Oriente.

L’ONU è rea (e si desidera uno stato d’accusa con annesso processo per chiarire perchè a Gaza l’organizzazione internazionale ha coperto e finanziato Hamas) di cattivo utilizzo di fondi internazionali favorendo organizzazioni terroristiche. Dal momento che UNIFIL dipende dall’ONU il quadro è completo. La crisi di uno coglie l’altro.

Il fatto che UNIFIL sia colpevole di non aver svolto il proprio compito non vuol dire però che debba essere presa a cannonate dagli israeliani.

Non solo, ma l’ordine d’arretramento (o richiesta) da parte dell’esercito israeliano all’UNIFIL rappresenta anche questo un errore. Laddove le strutture UNIFIL non sono compromesse con gli Hezbollah ne danno asilo ai terroristi, ogni loro coinvolgimento è tempo perso.

Ne consegue che gli israeliani hanno commesso due errori.

Sbagliando, Israele, fa però emergere in tutto il suo dramma l’inutilità del ruolo (fallimento) del contingente UNIFIL.

Che fare? Chi non è capace di svolgere un certo ruolo (o semplicemente gli è stato impedito dalla dirigenza ONU connivente con i fondamentalisti islamici) è bene che se ne torni a casa. Sarebbe stato troppo audace e di carattere che il problema fosse stato sollevato dallo stesso contingente, ritirandosi autonomamente, contestando la visione di parte dell’ONU.