Home SOCIOLOGIAParkinson The Prisoner of Parkinson. La terapia sessuale. Prof Carlini

The Prisoner of Parkinson. La terapia sessuale. Prof Carlini

by Giovanni Carlini
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The Prisoner of Parkinson è stata appena ripresa e inizialmente spiegata in un intervento qui pubblicato pochi minuti fa, ma serve un approfondimento definibile come “terapia sessuale”. Mi spiego.

Il sesso in età giovanile ha un suo scopo e ruolo nell’appagamento, sfogo, procreazione di nuova vita. Nulla di tutto ciò è posto qui in discussione. Esiste però anche il sesso in età adulta e matura.

Il sesso in età adulta segnala alla coppia il transito dalla sola manifestazione di potenza e appagamento, alla stabilizzazione e conferma di tutta una serie d’emozioni necessarie al proseguimento della vita di coppia e cura della prole.

Dopodiché c’è il sesso in età matura. Purtroppo sono molte le coppie che se non cessano, rallentano notevolmente l’attività sessuale in questa fase della vita.

Quanto qui scritto NON ha una rilevanza sul piano sessuale che nella Teoria The Prisoner of Parkinson viene utilizzato non gestito. Vuol dire che per la cura e mantenimento del sistema nervoso, l’attività sessuale è necessaria in particolar modo in età matura.

Attenzione però, non il sesso da consumo (con prostitute o uso della pornografia) ma il sesso da affetto.

Quest’ultimo è un punto critico molto importante. Non si sta qui individuando sesso come eccitazione del sistema nervoso, ma attività sessuale da conferma e stabilizzazione dei nervi, quindi un sesso per rassicurare e consolidare, consolare e accudire. Chi è in grado di garantire un sesso da conferma e stabilizzazione? il partner abituale, quello-quella con cui è stata costruita una vita e allevati i figli se sono stati concessi dalla sorte e da Dio.

Ecco che in fine vita (inteso come parte finale dell’esistenza ovvero gli ultimi 25 anni) si “capitalizza” la stabilità affettiva e relazionale che si è stati capaci di costruire nella precedente esistenza. E chi è passato da un rapporto all’altro senza stabilizzazione? Qui il rischio di tensione nervosa è altissimo. Un’affermazione di questo tipo spiega perchè la Teoria non è solitamente gradita in quanto considerata una sorta di resa dei conti nel fine vita della precedente esperienza vissuta. Ovviamente non è così ma è certo che il frequente cambio di relazione ha un prezzo in termini di stabilità nervosa che si chiama Parkinson-Alzheimer.

Non tutti i pazienti di Parkinson e Alzheimer presentano un profilo di vita vissuta in questi termini, ad esempio mio madre morta di Alzheimer, non aveva questa linea di vita, sposata giovane è deceduta con lo stesso marito ma, ecco qui il punto, ho osservato mia madre fare un ampio ed enorme uso del sistema nervoso in luogo di quello cognitivo!

The Prisoner of Parkinson, valida anche per l’Alzheimer, si spinge nella ricerca su questi piani considerando l’apporto sessuale come una cura anziché solo sfoggio di potenza e quote di vita.

Certo s’apre il problema, più sociale che medico, di coloro che non si sono affettivamente stabilizzati nella vita prima dell’insorgenza della patologia, ma questo è un problema sociale non medico e sicuramente come sociologo è oggetto della mia ricerca, ma non nell’area della Teoria The Prisoner of Parkinson che ne osserva e cura i danni.

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