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Alfio Caruso e la negazione della storicità. Prof Carlini

by Giovanni Carlini
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Alfio Caruso è uno che scrive di Storia ed ha avuto la grande quanto terribile disavventura d’essere letto in contemporanea al testo di Renzo De Felice, uno storico vero. Il confronto tra i due autori è drammatico ed in aperto danno per il primo.

Sia De Felice, sia il Caruso hanno scritto dello stesso periodo storico italiano: il 1942

Facendo letteralmente violenza a se stessi è stata portata avanti la lettura del Caruso consolandoti con lo studio del De Felice.

Traendo una lezione sulle ceneri fumanti del libro del Caruso cosa non si deve mai fare discutendo di Storia? Ecco gli errori che NON si devono MAI commettere.

Lo storico, quello vero, non giudica mai, semplicemente si limita a narrare, forte delle fonti. Alfio Caruso, al contrario si permette di:

  • criticare aspramente e con vivo astio Benito Mussolini, il Generale Rommel e la catena di comando italiana nella campagna africana del 1942. Quando un soggetto scrive per sfogarsi c’è da chiedersi chi abbia pubblicato un libro del genere! Il discredito ricade ampiamente sull’editore da cui è bene restare alla larga se questo è il suo prodotto;
  • oltre alla questione grammaticale, dove mancano completamente gli apostrofi tra due vocali e un diffuso uso del “quindi”, “infatti”, che appesantiscono la frase senza spiegare alcunché, ci sono gravi problemi strutturali nel testo del Caruso. Sono presenti diverse mappe non indicate nell’indice, ma nessuna spiegazione che ne illustri il senso e portata. Le 8 mappe su 352 pagine di testo non aiutano neppure a rendersi conto che la battaglia di El Alamein s’è sviluppata attraverso 3 eventi che il lettore non riesce a percepire! (che ad El Alamein ci siano state 2 o 3 battaglie dipende dal punto di vista, la seconda o terza s’è celebrata certamente tra il 23 ottobre e il 5 novembre 1942)
  • altro aspetto che irrita profondamente nel testo dell’Alfio Caruso è l’ossessiva ripetizione della “gioventù sfortunata“. Mamma mia! La gioventù e quindi qualsiasi fase della vita non è fortunata o sfortunata; vive semplicemente la sua era nel miglior dei modi e se necessario combattendo! Cos’è l’ossessivo richiamo alla “sfortuna”?

Il libro del Caruso è stato letto solo per rispetto ai 20 euro spesi incautamente per un qualcosa che può restare tranquillamente sullo scaffale della libreria a prendere polvere!

L’autore ha cercato “fortuna” narrando nome e cognome le gesta (un paio di righe per nominativo) di un centinaio di nostri validi e valorosi soldati, pubblicando qualcosa che ogni famiglia, direttamente chiamata in causa, non può non acquistare nel ricordo del familiare deceduto o reduce. Francamente, messa in questi termini, appare più come bassa speculazione che altro, chi è morto in quel libro è certamente la narrazione storica, quella vera, saggia, profonda, intensa, capace di formare la mente e forgiare lo spirito.

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