La causa della terza grande depressione ormai imminente è l’eccesso d’indebitamento calcolato sul PIL.
Un pensiero di questo tipo è ormai diffuso tra gli economisti, tra l’altro è anche il senso del libro di Nouriel Roubini, pubblicato a gennaio di questo 2023 dal titolo “La grande catastrofe“.
Oltre a diversi passaggi sui quali ci si potrebbe trovare in NON accordo con l’economista americano (la valorizzazione dell’immigrazione) resta il punto che siamo dentro la terza grande depressione.
La prima importante depressione nella storia del mondo fu quella del 1873 che si concluse 22 anni dopo. Nessuno ci capì nulla e fu subita integralmente partendo dai fallimenti bancari avvenuti a Vienna. La seconda è la più nota; New York 29 ottobre del 1929 con ancora i suoi fallimenti bancari. In quel caso risolse la depressione il secondo conflitto mondiale costruendo armi per la guerra. In realtà, rispetto alla prima, cosa avviò la soluzione fu una nuova concezione del ruolo dello Stato in economia che oggi chiamiamo macroeconomia. Il merito va ascritto all’economista britannico John Maynard Keynes (1883-1946). Oggi la terza.
Mentre per le prime due grandi crisi la causa fu LA SOVRAPPRODUZIONE, in era contemporanea è ancor peggio: spendiamo molto di più di quanto siamo capaci di guadagnare.
In termini più semplici, mentre le precedenti 2 grandi crisi furono causate da una cattiva distribuzione in eccesso che fece crollare i prezzi, ora il problema s’inverte. In quest’epoca non abbiamo un di più se non il debito. Si tratta di un indebitamento sia statale sia privato. Negli Stati Uniti questo “mostro” è pari al 300% del PIL. In Italia solo quello pubblico pari al 160% mentre il privato (come la Germania) al 110% il che rende gli italiani leggermente migliori degli americani. Vanno però considerati gli olandesi che hanno un debito privato al 270% che con quello dello Stato sfonda il 300% e così anche la Francia.
Con questi numeri la crisi del debito è reale.