Texas road house, il ristorante americano già contestato in queste pagine qualche giorno fa per l’eccessivo livello di rumore, attraverso la musica fatto apposta per incitare il consumatore.
Andando ad analizzare la dottrina attraverso “Psicologia del consumatore” Consumi e costruzione del significato, a cura di Giovanni Siri, un classico sul tema, a pagina 19 emergono dei passaggi interessanti che sono:
- s’è osservato che la musica condiziona l’atto di consumo;
- una musica veloce e con ritmo accelera l’esercizio della scelta ed acquisto;
- una tonalità lenta e melodiosa incrementa la vendita mediamente del 38% (studi e ricerche di Milliman del 1982);
non solo, relativamente al ritmo della voce, se parlare velocemente o con cadenza costante e chiara è stato osservato che:
- il ritmo e cadenza se accelerato al 120/130% fa percepire al cliente la maggiore certezza e consapevolezza (quasi fosse un ordine) dell’autore del messaggio il che s’adatta su prodotti noti il cui acquisto è ripetuto;
- al contrario lo stesso timbro di voce accelerato ottiene un deciso rigetto da parte del consumatore se l’oggetto dell’acquisto è nuovo rispetto al passato, impegnativo o comunque richiede una riflessione. Vendere auto e case, ad esempio, richiede un tono di voce calmo, ponderato, preciso e ritmato quando, al contrario la vendita di un gelato potrebbe anche essere strillato nelle piazze.
Messo in questi termini si può ritenere che Texas road house abbia voluto assordare i suoi clienti nelle ore più dense di presenza per ACCELERARE il consumo permettendo un rapido ricambio del posto occupato. Più posti apparecchiati (si fa per dire nel caso di Texas road house considerato l’assenza d’accoglienza da tavolo) vuol dire più clienti serviti e quindi più fatturato.