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Non hanno imparato nulla e nulla hanno dimenticato. Prof Carlini

by Giovanni Carlini
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Non hanno imparato nulla e nulla hanno dimenticato! La frase è storica, l’autore fu il ministro delle finanze del Regno Borbonico, Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord, nato nel 1754 e pronunciata al ritorno dei Borboni a Napoli commentando il popolo partenopeo. Gli antefatti storici sono i seguenti: 

a) proclamata la Repubblica a Napoli nel gennaio 1799 ebbe vita breve (appena qualche mese). La fiammata che portò alla Repubblica nel Regno delle due Sicilia fu la Prima campagna d’Italia Napoleonica del 1796-1797;

b) successivamente al ritiro francese da Napoli il 7 maggio fecero ritorno i Borbone;

c) il 27 settembre di quell’anno l’esercito borbonico pose fine anche alla Repubblica romana consentendo al Papa il rientro in città.

Il rientro del Re a Napoli generò la riflessione di Talleyrand; nulla hanno imparato e nulla hanno dimenticato commentando i festeggiamenti dei partenopei al rientro del Re già cacciato pochi mesi prima.

Pensandoci bene l’affermazione è lessicalmente molto bella, ma di dubbia espressività logica.

Non avendo dimenticato nulla, com’è possibile non aver imparato almeno dall’esperienza?

Probabilmente il senso dell’intero ragionamento è proprio qui.

Il commento coglie gente che ricorda tutto, ma non è riuscita a distillare nulla dalla memoria. Tradotto vuol dire che non s’impara niente “vivendo”, ma solo studiando. L’esperienza ha un senso solo se s’innesta sul vissuto e sullo studio, l’assenza del secondo passaggio sterilizza lo spessore del primo. Il pensiero a questo punto si fa acuto e importante e ugualmente non gradito alla massa dei lettori e delle persone. E’ altamente diffusa l’ostilità verso lo studio. Il solo accennare alla necessità di studio continuo, porta le persone a girarsi letteralmente dall’altra parte considerando il loro bisogno formativo assolto dal solo “vivere”.

Addirittura si ritiene che guardare “le figurine” in internet, dove tutto è sintesi, sia ecologicamente corretto e adeguato sul piano culturale. Laddove dovessimo assegnare la dirigenza a intellettuali di questo livello, l’impresa non può che fallire. Infatti i fallimenti sono in ascesa; chissà come mai. La media dei fallimenti negli ultimi anni è nell’ordine delle 6mila – 8mila imprese l’anno.

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