Sono gli ucraini ad avanzare liberando il loro terreno o i russi a ripiegare in vista degli ordigni nucleari tattici d’imminente lancio? Onestamente tutti i giorni questa domanda è nella mente di tutti, ma nessuno osa scrivere o dire nulla sull’argomento; è meglio tacere anche se il problema resta nella sua drammaticità.
Probabilmente a questo quesito la risposta ci sarà solo con il tempo: i prossimi giorni. L’augurio è che l’esercito ucraino si stia organizzando per difendersi dalle radiazioni mantenendo la capacità operativa nonostante quei 3-4 o anche 7-10 ordigni che verrano lanciati sulle sue linee.
La prospettiva è agghiacciante.
Al di là delle contromisure che gli ucraini prenderanno o hanno già predisposto, la domanda ora si rivolge a noi, occidentali. Le nostre città hanno ad esempio un segnale di pericolo che sia riconoscibile da tutti? che suono ha questo segnale? ma in particolare quando e se dovesse suonare, ululando in tutta la città, che cosa dovremmo fare?
Si percepisce una totale disorganizzazione di fronte ad un evento drammatico con alta probabilità d’accadimento.
Negli Stati Uniti le città sono già organizzate con le vie di fuga e segnali d’allarme. In Italia che si fa? Probabilmente il si salvi chi può nella regola dell’arrangiarsi.
La questione non è ora accusare questo o quel Governo; una volta tanto non c’è nessuno da accusare. La vicenda è nuova (la dimensione nucleare in conflitto) ma in realtà a pensarci bene non più di tanto nuova. Dal 1950 al 1990 abbiamo vissuto con questa prospettiva; ben 40 anni. Poi dal 1990 al 2022 ce ne siamo dimenticati e quindi il rischio riprende il sopravvento.
Dove sono i piani di sopravvivenza, allarme e protezione, studiati negli anni 50-90 del Novecento?
Sono gli ucraini oggi a dirci “come si fa” per sopravvivere ed è bene organizzarsi anche nell’eventualità che non accada.
Togliere i soldi dalla banca per averli in contanti in tasca ad esempio. Viveri in casa, riserve d’acqua e tante altre accortezze diventano da pensare.