Il costo dell’impresa, ovvero quanto è necessario spendere affinché la struttura risponda alle necessità (bagni, uffici, strutture) cambia a seconda di chi le utilizza. Probabilmente si tratta un concetto noto a tutti per logica, ma applicato da pochi. Cosa vuol dire in pratica? Significa che un’azienda che si vuole basare per scelta (ce ne sono parecchie in giro) su personale molto giovane, costa di più rispetto a quella che ha saputo graduare l’età/esperienza del personale.
Solitamente chi “vuole giovani da formare” in realtà li sfrutta. Si tratta d’aziende che vogliono ottenere tanto per pagare poco. Questo concetto non è particolarmente condiviso perchè confluisce in una forma di spreco e sfruttamento dell’entusiasmo giovanile.
Entusiasmo che comunque non paga perchè costa come esperienza in meno non maturata.
La persona senza esperienza costa di più di una con esperienza.
La somma di bravi e volenterosi giovani comporta un prezzo del fattore umano che si scarica sul il costo aziendale. Un prezzo in cose fatte in meno e con tempi più elevati con margini d’errore più accentuati.
A questo punto bisogna valutare i vantaggi e gli svantaggi dello sfruttamento dei giovani senza esperienza. Non solo, ma quante persone senza esperienza può effettivamente tollerare un’organizzazione che vuole restare attiva sul mercato?
Da studi aziendali svolti, il numero dei senza esperienza non deve superare il 10% del totale della forza lavoro. Un valore di questo tipo consente l’assorbimento da parte dell’intera struttura garantendo un percorso di maturazione ai non esperti.
Valori più elevati di non esperienza taglia l’utile lordo aziendale. Anche qui c’è da chiedersi a quanto ammonta il danno in utile lordo in meno causato da scarsa esperienza. Indicativamente a partire dal 5 al 10 anche 15% d’utile lordo in meno per quote di non esperti che oltrepassano il limite del 10%.
Ovviamente un’azienda di solo non esperti non regge sul mercato. Ecco come il costo aziendale seleziona le imprese che restano in attività.