Deiezioni in area di combattimento o semplicemente nell’area dell’accampamento militare. In tutta onestà un tema di questo tipo non mi sarei mai aspettato di doverlo affrontare. Pur avendo frequentato studi di livello medio ed elevato nell’arte della guerra tramite:
- Accademia Militare di Modena;
- Scuola d’Applicazione di Torino;
- Scuola di Guerra di Civitavecchia;
nessuna materia, a partire dalla logistica, mi ha sollecitato sull’aspetto dell’organizzazione del campo militare fuori da aree edificate.
In effetti, nei diversi campi militari che ho vissuto, ho dato per scontato l’organizzazione di un’area comune, scavata nel terreno, poi ricoperta, sovrastata da una piattaforma in legno dalla quale gli umani si sarebbero liberati quotidianamente delle loro necessità fisiologiche. E’ stato qui l’errore, “dare per scontato” qualcosa che invece va capita e meditata.
Lo spunto sulle deiezioni emerge da studi personali.
Nel caso specifico il contributo di Gregory Hanlon con il testo “Italia 1636 il sepolcro degli eserciti”.
Gli spunti che emergono dallo studioso sono:
- un esercito che stanzia per 8 giorni in un’area rurale, letteralmente “affonda” nelle sue deiezioni pari complessivamente a 300/500.000;
- la mancata sepoltura dei caduti e annesse deiezioni, ammorbano l’aria che viene contaminata. Il pensiero corre a queste ore di guerra in Ucraina contro i nuovi barbari (Ceceni filo russi e russi stessi). Non solo alla guerra, ma anche alle alte temperature che caratterizzano quest’estate 2022;
- l’aria infetta e comunque le scarse condizioni igieniche del Seicento, hanno prodotto un tasso di mortalità 6 volte più elevato di quello sofferto in combattimento. Con statistiche di questo tipo il vero nemico chi è?
- chi per primo e quindi già nel Seicento ha pensato e organizzato i bisogni fisiologici degli uomini in guerra, fu l’esercito ottomano/turco;
- da parte dei grandi organizzatori militari del tempo, il Conte Montecuccoli e il dettagliato testo sull’organizzazione degli accampamenti militari di John Cruso, ispirato dall’ugonotto Sieur du Praissac, nulla fu accennato in merito. Il primo libro dedicato all’igiene dei soldati accampati fu dal medico napoletano Antonio Porzio (1637-1715) che considera una stranezza l’uso dei turchi nello scavare delle latrine negli accampamenti.
Da ragazzino, leggendo i fumetti di Tex Willer, mi pare d’aver scorto una frase sull’alta mortalità dei soldati nei forti a causa di scarsa igiene, ma non ci feci caso (allora). Oggi, a 50 anni di distanza da quella piccola frase letta su un fumetto, il quadro si fa più completo. L’analisi delle deiezioni, come luogo e prassi nelle grandi organizzazioni o comunque numerose, appartiene alla cultura della modernità.