Dati statistici per capire lo sviluppo della pandemia da polmonite cinese nel nostro paese, fase 2. Il telegiornale ogni giorno ci offre dei dati incompleti (forse lo fanno con l’intenzione di governare la pandemia?)
Non è noto e neppure chiaro perché il Governo sia così avaro di dati sulla pandemia, per quanto ne faccia un cavallo di battaglia.
La sensazione è che ci sia tanta e tantissima impreparazione nel gestire l’epidemia. In effetti si tratta di una pandemia, l’ultima fu del 1918-1920 (la spagnola mentre oggi è la cinese). Certo però che l’infezione polmonare da virus cinese è attiva da febbraio e siamo a settembre! Possiamo pretendere che un Governo (gente pagata con 25mila euro/mese) sappia imparare rapidamente?
Resta un fatto, a sei mesi dall’insorgenza della pandemia da virus polmonare cinese, gente strapagata, non è ancora in grado di capire cosa fare. La stessa volontà d’aprire la scuola a tutti i costi, incurante della sicurezza pubblica, dimostra quando sia immaturo l’esecutivo.
L’ERRORE E’ SEMRPE LO STESSO. ANZICHE’ CHIUDERE TUTTA L’ITALIA (quello che gli ignoranti chiamano lookdown) CHE SI STABILISCA UNA SCALA DI POSSIBILITA’.
E’ stato sciocco bloccare il Paese se l’epicentro della crisi è in Lombardia-Veneto.
Venendo alla scuola il concetto è lo stesso. Che aprano quelle scuole di quelle zone che banchi o non banchi se la sentano. Ovviamente l’anno scolastico resta fissato in tot giorni di lezione che ogni scuola si gradua come preferisce.
La mia opinione è per fare lezione on line (si chiama DAD – didattica a distanza) per le quarte e quinte classe. Quindi gli ultimi 2 anni delle scuole e della università tutti in DAD. A questo punto per forza di cose lo spazio c’è!
In termini statistici si osservi questa meravigliosa grafica del quotidiano Sole 24 Ore.
Si noti la costanza del numero d’infetti (la linea nera in basso vicino all’ascissa). Siamo a 1,6% costante. Ecco dove i dati statistici ci aiutano. Questo trend si confermerà nel futuro o è destinato a una brusca impennata? ecco il lavoro del Governo che però non si vede e non c’è.