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Forse più che cambio di socialità c’è stata esagerazione fino ad ora.

by Giovanni Carlini
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Forse più che cambio di socialità come recitano tutti i media italiani in merito alle necessarie accortezze anti pandemia, c’è da considerare un’esagerazione vissuta sino ad ora.

Negli ultimi 20 anni vedere ragazzini per strada nel cuore della notte mi è parso un atto contro natura, anzi per la precisone un non atto educativo.

I genitori hanno deposto l’azione d’educazione sui figli, al massimo s’interessano dei voti scolastici. L’educazione non è solo incitare i figli a studiare.

In realtà educare vuol dire formare, puntare a una sensibilità personale e anche sociale che si forma in casa non alla discoteca.

Ultimamente siamo arrivati a un triangolo educativo tra famiglia-scuola e la vita “sociale”svolta in discoteca, al bar, con gli amici.

La vita “sociale” per un minorenne o anche una persona in crescita, fino ai 22-24 anni rappresenta una cretinata.

La balla del “fare esperienza” ha prodotto nei minori (età inferiore ai 18 anni) il bruciarsi sul piano emotivo, sessuale e intellettivo.

In tutta onestà la maggiore età andrebbe elevata dagli attuali 18 ai 22 anni, ma questo non osa dirlo nessuno anche se pensato da tutti.

Non osa dirlo nessuno per puri motivi elettorali. Purtroppo c’è di mezzo la politica anche sull’età della maturazione dell’essere umano!

Passando all’attualità, forse più che un cambio di relazione sociale, la riflessione va estesa su un ripensamento globale della qualità di vita dei giovani.

Non a caso la disoccupazione è altissima esattamente sui giovani lavoratovi. Perchè? Francamente come si fa a dare una responsabilità a chi tra l’altro è anche poveramente preparato sul piano tecnico?

La qualificazione scolastica è minima, ancor più bassa del modesto.

I giovani parlano per sintesi: nessuno è capace di un pensiero approfondito.

Il massimo che un ragazzo sa esprime nel suo analfabetismo culturale è: omofobo, fascista etc. Non un concetto non un’idea.

Forse più che un cambio di socialità è l’ora di “cogliere al balzo” un’occasione per riformulare il rapporto in famiglia tra genitori-figli e la scuola.

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