Yuma si trova in Arizona al confine con la California. Apparentemente un posto abbandonato da Dio e dagli uomini con temperature normalmente sui 45 gradi d’estate. Infatti la località e nota come base d’addestramento dei Marines.

Oltre gli aspetti militari a Yuma c’è un altro aspetto: la frontera, the border, il confine.

La frontiera con il Messico a Yuma la si tocca con mano, ci si vive sopra, si vede agevolmente “dall’altra parte”. Pare di tornare a quando ero bimbo sulla soglia di Gorizia. L’altra parte era ed è a tutti gli effetti un altro mondo, un’altra cultura.

Confusi dalla globalizzazione ci siamo illusi che “di qua o di là” in fondo sia la stessa cosa. C’è internet da entrambi i lati del confine e che tutti siamo uguali. A non pare proprio che siamo tutti uguali, anzi non lo credo per nulla.

Nove culture nel mondo e nove modi diversi di vivere.

Questi concetti si capiscono solo quando si sta sopra il confine e si possono osservare le differenze, quelle vere, le differenze culturali. Differenze per la quali sono state celebrate intere guerre i cui caduti noi ricordiamo.

Uno stadio della civiltà si riscontra anche nel livello di custodia della memoria che trasuda dai cimiteri militari.

A Yuma è possibile osservare la linea di confine che corre sulla sabbia strutturata su cavalli di frisia collegati da una rete. Di muro qui non c’è nulla ma se ne sente la necessità.

Ogni qualche centinaio di metri una caminetta con le guardie di confine segnala la discreta, ma molto forte vigilanza.

Sempre qui a Yuma si percepiscono anche i germi del morbo che si è manifestato a El Paso. Siamo nel territorio degli Stati Uniti ma si parla troppo spesso lo spagnolo; perché?

A parte il fatto criminale d’inequivocabile condanna (ci si riferisce ai quasi 30 morti di El Paso) permane un problema sociale e sociologico che attende soluzione. L’Arizona rappresenta il Messico del nord o il Territorio degli Stati Uniti?

I due confronti e le due culture non sono conciliabili in un mix.

Il melting pot è sempre stato un esperimento di successo di americanizzazione per immigrati che volevano essere americani. Oggi gli immigrati vogliono restare messicani quindi è sano che tornino a casa, appunto a sud di Yuma.

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3 comments

Massimo Rebessi 10 Agosto 2019 - 23:17

Buonasera prof. Carlini,

condivido tutto quello che ha scritto. Il paragone con il ns Paese, è d’obbligo.
Quando accompagno mia moglie al supermercato, trovo spesso famiglie di extra comunitari, e quando le file si allungano capita spesso di condividere con loro alcuni minuti.
Tra loro parlano sempre e solo la loro lingua, normalmente il marito parla italiano, probabilmente per questione di lavoro, ma la moglie non spiaccica una parola….perchè ? Perchè è una donna e non ha, vuole, non deve avere contatti con il resto della popolazione ? Il maschio probabilmente le impedisce di avere una vita sociale al di fuori della loro comunità. A volte mi è capitato di avere i loro figli che fanno da interpreti, parlando correttamente italiano andando a scuola qui.
La loro cultura gli impedisce di evolversi ed integrarsi con la nostra, probabilmente giudicandola non buona….ma allora perchè sei venuto ? Ecco la grande contraddizione degli immigrati, scappano dalla miseria della loro terra per venire in un Paese che giudicano in grado di dare loro un lavoro una casa, insomma una vita migliore per loro ed i loro figli, ma poi ne rinnegano la cultura e la combattono anche in modo violento. basti guardare i padri che uccidono le figlie perchè giudicate troppo….occidentali !
Ecco perchè condivido il pensiero che se non vuoi accettare le regole e la lingua ed il modo di vivere del Paese che tu stesso hai scelto di visitare, DEVI tornartene a casa tua !

Giovanni Carlini 11 Agosto 2019 - 7:30

grazie per quello che mi scrive, molto ricco e gradito, veramente grazie. Mi pare che in Italia finalmente sia caduto il governo giusto? Per quanto riguarda il concetto di confine qui da Yuma domani scriverò più a fondo con annesse foto proprio su questo tema in onore Suo. Grazie per le Sue parole e ossequi alla Signora.

Giovanni Carlini 11 Agosto 2019 - 7:32

certamente l’immigrazione di oggi non è quella di ieri. Oggi c’è l’arroganza del mantenere la propria cultura che ha comunque fallito altrimenti non si sarebbe cambiato paese. L’immigrazione del passato era per integrarsi cosa che oggi è rigettato. In pratica ciucci e presuntuosi.

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