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Le conseguenze sociali nella costruzione della Repubblica Italiana dal giustizialismo partigiano

by Giovanni Carlini
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Le conseguenze sociali nella costruzione della Repubblica Italiana dal giustizialismo partigiano. Il riferimento è inizialmente a quelle 8.197 persone, più 1.167 uccise in Italia nell’aprile-maggio 1945 ad opera dei partigiani. Quindi alle 16.500 o forse 25.000 infoibate dagli slavi e dai comunisti italiani in Friuli, nel settembre 1943 e maggio 1945.

Le conseguenze sociali che ha patito la Repubblica Italiana, dal mancato regolamento giudiziario degli omicidi commessi nel 1943 e 1945, sono state poco studiate.

Dal 1943 al 2018 sono in tutto 75 anni che il problema esiste, senza che sia stato seriamente preso in considerazione. Settantacinque anni corrisponde a 3 generazioni. A conti fatti, essendoci complessivamente 35mila vittime in debito di giustizia all’epoca del 43/45 la sensibilità complessiva del dramma colse 140.000 persone. I conti sono facilmente dimostrabili. 25mila più 10mila sono 35mila vittime. Con una famiglia media di 4 persone il totale dei colpiti dai fatti è di 140.000 persone.

Con 3 generazioni trascorse dagli eventi, abbiamo almeno 420.000 italiani sensibili se non di più. Va ricordato che per una tragedia di questo tipo, non c’è oblio nell’inter generazione.

In realtà la generazione può essere composta anche da più di un figlio. In tal caso il numero di cittadini sensibili aumenta. Una stima corretta, ad oggi, 2018, porta a 600mila gli italiani legati a quei fatti in attesa di giustizia. In pratica più del 10% della popolazione nazionale.

Stabilito l’ammontare del disagio sociale si esami l’anomalia italiana. Si spiega per anomalia italiana l’aver raggiunto il 7°posto tra i paesi industrializzati del mondo, con un debito pubblico al 130%. In Italia ci sono troppe contraddizioni. Aspetti d’eccellenza e altri che non sono tali.

Le conseguenze da un deficit di giustizia, da parte del 10% della popolazione, sono diverse. Non ultima l’evasione fiscale come distacco dalla società civile. Quindi il non voto o quello concesso alle formazioni di estrema destra. Certamente le conseguenze da deficit di giustizia sono molte. Non che si vogliano considerare evasori questi italiani, ma certamente c’è una reazione di distacco dalla società. Lo studio di questo malessere comporta l’opportunità di costruire una società migliore.

Ridicoli sono tutte le aperture dell’anno giudiziario senza considerare i conti aperti con il passato. Ancor peggio la pubblicità del Governo che chiama “pidocchi” gli evasori fiscali. L’insieme di queste manifestazioni resta nella totale ignoranza per le conseguenze di atti di giustizia negata alla Nazione. 

La sociologia è una materia di studio che può aiutare l’Italia a recuperare quel 10% di cittadini che le manca. Abbiamo degli italiani “naufraghi” nella Nazione stessa che vanno accolti. Queste parole, dette in piena crisi immigratoria hanno un senso profondo.

Stiamo aspettando provvedimenti di politica sociale a vantaggio delle famiglie colpite da quei fatti. Sentenze di condanna per partigiani e slavi che uccisero. Benché nel frattempo morti, gli assassini vanno condannati affinché la storia sappia il loro nome e cognome. Sentenze che stabiliscano la tortura e l’uccisione, come lo stupro, reati incompatibili con la civiltà e la convivenza civile. Affermare che un italiano, solo perchè fascista, sia da uccidere è un reato che si chiama apologia. Quando l’Italia farà i conti con il passato per crescere meglio?

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