Home INDUSTRIA E AZIENDALEStampaTecnologia e Tecniche Militari Riverside Ntl Cemetery la cultura militare nelle onoranze funebri

Riverside Ntl Cemetery la cultura militare nelle onoranze funebri

by Giovanni Carlini
4 comments

Riverside Ntl Cemetery la cultura militare nelle onoranze funebri. Un contrasto totale rispetto al funerale del Senatore John McCain.

Riverside Ntl Cemetery rappresenta uno dei tanti e importanti cimiteri militari del Paese. Il ricordo corre subito a San Diego e a Washinton. Oltre ad Arlington, quindi i parchi dedicati alla guerra del Vietnam e di Corea (tutti ospitati nella capitale) e a San Diego sulla penisola del Cabrillo ntl Park, ogni altra città annovera esequie militari.

La caratteristica prima di un cimitero militare è di non vedere le tombe che restano lapidi interrate. La sensazione, a colpo d’occhio sull’insieme, è quello di non vedere nulla sapendo che c’è il tutto a pelo d’erba. Non è dappertutto così.

Infatti è certamente suggestiva è l’immagine 1 dedicata a Fort Rosecrans National Cemetery di San Diego. La sensazione più diretta è di una serenità che degrada al tramonto sul vascello che ha lasciato l’ancora. E’ poesia.

Alla soluzione che si alza dal terreno, per le tombe, adottata a Fort Rosecrans (la stessa di Arlington) segue quella più classica del Riverside Ntl Cemetery descritta sia nella foto 2 sia in quella di copertina allo studio.

Cosa impressiona assistendo a un funerale militare? La grande partecipazione di giovani e anziani, militari e commilitoni, associazioni e chiunque voglia esserci. Impressiona il corteo di auto, i colpi a salve, la bandiera donata alla vedova per il servizio reso. Per un funerale, senza enfasi si muove una comunità!

Ecco a seguire le immagini colte da un funerale avvenuto ieri per un marinaio della Coast Guard deceduto per vecchiaia. Le moto sono di scorta per aprire il corteo, quindi tutte le auto a seguire.

Ecco i passaggi più toccanti che avvengono a ripetizione al Riverside Ntl Cemetery. Una “ripetizione” per ogni funerale che non annoia mai, perchè dedicata a una vita che ha servito con onore la Nazione.

Possiamo imparare qualcosa da queste manifestazioni di popolo? In italia, oltre Redipuglia, c’è un culto del caduto con onore sia in combattimento sia in vecchiaia? La sensazione è che l’italia non curi le onoranze funebri come nella cultura anglosassone e statunitense. Il motivo è che il nostro Paese non sta cercando e non ha bisogno di eroi.

Il ragionamento ora si rovescia non riguardando più il Riverside Ntl Cemetery o gli altri. Il punto è sociologico: abbiamo bisongo di eroi nella società globalizzata?

L’America cerca e vuole eroi quando in Italia abbiamo forse l’anti eroe.

Un eccezione, qui negli Stati Uniti, l’ha resa Il Senatore McCain nel suo funerale. Con il giochino del “tu ci sei e quell’altro non può venire” è stata sporcata la sacralità del senso unitario e nazionale di un funerale simbolo per la Nazione.

McCain era Senatore ed è morto come il Signor McCain, vittima delle antipatie e gelosie che lo hanno roso dall’interno come termiti in un albero. Che brutta fine per un Senatore degli Stati Uniti.

La famiglia McCain avrebbe dovuto rinunciare alle esequie pubbliche restando fazione di parte. Addio Signor McCain ex Senatore.

Che stridore tra il funerale di un soldato che unisce la Nazione al Riverside Ntl Cemetery e quello di un ex Senatore che divide i valori di un popolo.

You may also like

4 comments

Massimo Rebessi 3 Settembre 2018 - 14:35

Non credo che l’Italia non abbia bisogno di eroi, l’Italia ha sostanzialmente vergogna di onorare i suoi eroi. Questo stato di cose, a mio parere socialmente diffuso, proviene da 40 anni di influenza comunista (da fine anni 60), dove solamente esporre la propria bandiera era sinonimo di fascista. Era “ammessa” solamente durante le manifestazioni sportive, e il ns amato tricolore era stato sminuito a bandiera tipo “club” per la Nazionale italiana di calcio. Un classico per certi ambienti politici, sminuire quasi ad annullare l’orgoglio di essere italiani ed amare il proprio Paese, sostituendolo con l’amare una ideologia politica. Pensate solo ancora oggi come molti fanno fatica pronunciare “Patria”, c’è un senso di immotivato pudore come se fosse cosa da non dire, sconveniente, immorale…..Ricordo quando si doveva acquistare un prodotto, che, se di qualità, doveva essere assolutamente “made in Germany”, ed il prodotto tecnologico “made in Italy” considerato scarso, solo per chi non poteva spendere di più. Oggi per fortuna, (la spazzatura cinese ha aiutato) il “made in Italy” è ricercato insieme ad una nuovo approccio alla italianità ed ai suoi valori, come la bandiera, l’amore per il proprio Paese, l’orgoglio di sentirsi italiani.
Ricordo venti anni fa ero in un negozio “Army and Navy” in California, ed ero entrato per curiosare. Al soffitto erano appese bandiere di molti paesi, compresa quella italiana. Io la guardavo, fermo in mezzo al negozio, ed il commesso, che ci aveva sentito parlare in italiano, si avvicina e mi dice ” è bello vedere la propria bandiera quando sei lontano da casa….” Comprai quella bandiera, e la portai con me quando rientrai in Patria ed ancora oggi la conservo gelosamente.

Giovanni Carlini 3 Settembre 2018 - 22:53

La ringrazio per il Suo gradito commento. L’Italia ha bisogno di eroi ma siamo noi che dobbiamo richiederli quando, invece, le istituzioni, l’Agenzia delle Entrate, la Magistratura, la classe politica in genere, la stessa Guardia di Finanza rappresentano costantemente l’anti eroe, il piattume di una vita spesa dietro i dettagli di una costruzione sociale mai realizzata. Gli eroi servono se li sappiamo cercare!

Giorgio Biseo 4 Settembre 2018 - 21:06

Io sono nato pochi anni anni dopo la fine della 1a Guerra mondiale e so ancora a memoria il bollettino della Vittoria di A.Diaz…a 87 anni suonati, ancora mi commuovo nel ricordarne le ultime righe: ” I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza.”.Quando scoppiò la 2a: ero un piccolo italiano all’estero ed ancora mi ricordo i subbuglio nel mio petto al rientro in Patria…Nacqui a 13 anni dalla fine della “Grande Guerra” e tornai in italia per l’inizio della seconda, che avevo 11 anni. I giovani di oggi per cosa devono commuoversi, quando la più usata locuzione per designare la Patria è diventata “Questo Paese”: quasicché facesse loro schifo chiamarlo in altro modo…Eccome! Se una Nazione ha bisogno di eroi! Ma per i giovani di oggi gli eroi si chiamano Tottigol o CR7 o, peggio ancora: Superman e Spiderman…ed arrivano ai 20 anni avendo tenuto in mano solo i libri di scuola (tra cui quello di Storia, ampiamente riveduto e corretto.

Giovanni Carlini 4 Settembre 2018 - 21:12

per educare i giovani di oggi serve la nostra onesta e pulita presenza nel narrare cosa abbiamo vissuto! Lo faccia e ne risocntri i risulatati. Sapesse quanti studenti presentano tesine di maturità in Italia descrivendo azioni di guerra del nonno!!

Comments are closed.