L’Iran con l’atomica soffre la fame e disoccupazione. Vedi anche il caso Corea del Nord.
L’Iran con l’atomica è ormai una costante di disturbo nel panorama del Medio Oriente. In termini di costante storica si osserva anche come l’arma nucleare sia sinonimo di fame e disoccupazione. E’ accaduto in Pakistan, India, Corea del Nord e quindi anche in Iran. Parzialmente la stessa dinamica si è sviluppata nell’ex Unione Sovietica, oggi Russia, giunta al collasso nel 1989.
Il nucleare sottrae forza all’economia! Lo stesso nucleare impiegato per la produzione di energia elettrica è invece una cosa saggia.
Il collasso da spese per il nucleare non è accaduto in Francia, Gran Bretagna, Israele e Stati Uniti.
Non è finita. L’Iran e l’atomica s’inquadra anche in un contesto di dittatura; questa è una seconda complicanza. Dittatura e nucleare completano il quadro della povertà sociale. L’Iran è condannato a crollare per la somma dei due aspetti. Perchè pazzi scatenati compreso gli integralisti islamici, amano così intensamente il nucleare? La risposta è probabilmente contenuta nel bisogno di rivalsa che il nucleare/batteriologico offre ai poveracci della Terra. Ecco trovata la parola chiave: bisogno di rivalsa, reazione contro l’Occidente.
Una rivalsa che si coniuga con il terrorismo. Siamo in presenza di culture che dormono e invidiano all’Occidente il benessere. Il riferimento è all’Oriente che è ancora privo di democrazia, invidiando in ciò l’Occidente. Non va dimenticata la principale cultura che dorme: l’Islam. Come più volte qui scritto, lo stacco culturale con l’Islam dall’Occidente è pari a 500 anni. Per la precisone dalle Paci di Vestaflia stipulate nel 1648. Da allora, in Occidente, il protagonista della vita civile fu ed è lo Stato. Nulla di tutto ciò c’è nel mondo islamico.
Terrorismo e abuso del nucleare, come uso del batteriologico sono strumenti di riequilibrio culturale tra civiltà. Discutibile certamente, ma questi sono i termini del problema. Come disarmare quelle culture invidiose e attive contro l’Occidente? Ecco uno dei grandi temi del 2018.