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La dollarizzazione della lira, un dramma che non si può correggere

by Giovanni Carlini
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LA DOLLARIZZAZIONE DELLA LIRA: una delle cause più gravi della nostra crisi

Economista e sociologo Giovanni Carlini

La dollarizzazione della lira è uno dei drammi dell’Italia odierna. Nessuno ne vuole o sa discuterne. Siamo in trappola. Le regole della nostra vita quotidiana e il contesto economico che ne deriva sono cambiate dal 2001. Ne deriva una grave crisi e i connessi scenari, che non sappiamo ancora risolvere perché non studiati a sufficienza. Il tutto ci proietta verso un futuro incerto e inquieto di cui aver paura?

 La dollarizzazione della lira. Perché l’euro come unità monetaria è stato un errore

Questo studio fu pubblicato per la prima volta nel 2000. Quindi rivisto nuovamente nel 2008, 2014, 2017 e oggi, perché attuale, nonostante i 18 anni intercorsi. Il punto cruciale di riflessione è costante ruotando intorno a una percezione. La moneta comune (euro) è un errore sul piano concettuale per cui è nata già compromessa. Le conseguenze pratiche sono note a tutti. Perché non è possibile fare un’autocritica e correggere ciò che è sbagliato?

L’euro è strutturalmente una scelta errata concretizzando il noto concetto della dollarizzazione della lira.

La spiegazione potrebbe essere lunga e complessa, ma un paragone semplifica molto il concetto. Entra in scena il sistema sanguigno e la struttura anatomica umana.

Come noto, la velocità di circolazione del sangue, si misura con la pressione. La moneta, in un sistema economico ne è il sangue. Se si dovesse immettere in un organismo umano, un liquido estraneo, avremmo problemi di pressione o il rigetto. E’ esattamente quanto accaduto nel sistema economico italiano. In un’economia “che ha funzionato con la lira” è stato immesso, dalla mattina alla sera, una moneta completamente estranea. L’euro compete normalmente con il dollaro USA, ma che non ha nulla di compatibile con il nostro sistema economico. In pratica ogni particolare di un sistema, e con ciò anche quello economico, ha una sua logica e ordine. Almeno la modifica avrebbe richiesto procedure d’inserimento molto lunghe. Sono state superficialmente disattese. Ecco perchè si dice che la lira è stata dollarizzata. La dollarizzazione della lira. Qui l’errore è riconducibile a una superficialità generalizzata.

Sin dai primi anni del XX° secolo i “progressisti” sono convinti che ogni innovazione sia migliore rispetto al passato. Al contrario i “conservatori” ritengano che l’accettazione acritica dell’innovazione sia sbagliata. Oggi è di moda essere progressisti. Da qui una serie d’errori. La globalizzazione, delocalizzazione, la società aperta. Ecco dove nasce il concetto stesso noto come la dollarizzazione della lira.

Nessuno ha saputo rispondere al quesito quanta disoccupazione e immigrazione tollera la democrazia per poter funzionare. In queste condizioni di superficialità progressista ci sono le ovvie risposte. Al momento queste risposto sono la Brexit e Trump.

L’errore di fondo, nell’introduzione euro, nei diversi sistemi nazionali, fu di svuotare un’economia della sua moneta per introdurne un’altra. Come se da una bottiglia contenente del latte si introducesse, senza sciacquarla, del vino d’ottima annata.

Ci fu la fretta di ricoprire un ruolo e di trovare argomenti politici, che colmassero un vuoto senza precedenti. Il ricordo va a Ciampi, Padoa Schioppa, Prodi, Napolitano. La fretta portò quei protagonisti di ieri a spingersi sull’introduzione dell’euro. Essi si dimenticarono le regole più elementari d’adattamento. In conclusione, l’economia italiana (e non solo) soffre oggi d’alta pressione. Questo perché si trova a pagare in dollari (l’euro è un surrogato della divisa statunitense) quanto guadagna in lire. Ovviamente di pressione alta si muore!

I rimedi? Il doppio corso. La lira come moneta di conto interna e l’euro per ogni transazione con l’estero. Quindi pagare gli stipendi in lire. Nominare i conti correnti bancari nella doppia moneta, prezzare nelle due unità di conto i beni nelle vetrine. Sono modiche necessarie a riportare il fluido dell’economia all’effettivo regime con cui ragiona e si muove l’economia nazionale. Non avviare questa procedura, significa replicare, anche in Italia, quanto accadde in Argentina nel 2001.

Nel paese latino per controllare un’inflazione galoppante, si abrogò la divisa locale, il “peso”. Si  adottò il dollaro USA scordandosi che la zecca, ovvero chi conia i dollari è negli Stati Uniti. La conclusione è nota a tutti. Il sistema economico argentino collassò, per carenza di liquidità (come nel 1929 a Wall Street) A conti fatti la rarefazione della spesa ricrea le condizioni di ritiro dal mercato della massa monetaria. Questo impone una carenza di liquidità. A fatica le banche coprono l’assenza di liquidi dipendendo dalla BCE. La Banca centrale stampa e regala così liquidità al sistema bancario. Si crea una voluta inflazione. Con queste premesse c’è un futuro per il sistema sociale ed economico nazionale? In assenza di correttivi, la risposta è no.

Cambia il contesto globale: l’altra faccia della globalizzazione

Il volto umano della globalizzazione fu di far accedere al mercato e alle sue risorse, milioni di persone prima escluse. In linea teorica significa vendere di più a una fascia di persone, nel mondo. Il ragionamento si presentò come “semplice”. Se più persone mangiano meglio, la civiltà e la democrazia di tutti sarà più solida.

Questo modo d’architettare il mondo, ha senso se a fronte di una maggiore richiesta, ci fosse un pari aumento d’offerta. Gli economisti più illuminati s’accorsero di questo dislivello già agli inizi del 2000. Considerarono il problema superabile. Questo grazie agli alti livelli di produttività e al basso costo della mano d’opera cinese e indiana. A conti fatti si poteva produrre a costi più bassi ottenendo dei risparmi che avrebbero compensato altri problemi. Nasce la Cina come colonia produttiva.

I conti su questa base non tornano più almeno dal 2009, per tanti motivi, tra cui non ultimo la speculazione. Grandi masse monetarie orfane della borsa e del mercato immobiliare, si sono riversate su qualsiasi cosa si potesse speculare. Nell’elenco figurano le materie prime (dal 2004), quindi il petrolio (dal 2006) e i generi alimentari (dal 2008).

Sorge una domanda: che la globalizzazione venga uccisa anche dalla speculazione? E’ molto credibile! Per controllare un fenomeno di questo tipo ci sono molti sistemi. Importante sarebbe imporre il versamento/pagamento di almeno il 75% di tutte le transazioni. Comunque una cosa è certa: la speculazione e la disoccupazione sono i nuovi nemici da battere. Su tutto questo insiste anche un errato accoglimento acritico di ogni flusso immigratorio, in grado di spaccare l’accordo sociale.

Ecco i 3 problemi della società moderna per restare democratica. Disoccupazione, immigrazione e limitare la speculazione (compresa la nascente inflazione voluta dalla BCE)

Ogni cosa qui detta andrebbe completata con gli effetti della “seconda globalizzazione”, in azione dal mese di marzo del 2012. Questa seconda fase. comporta un radicale ridimensionamento della prima. Chi progettò la prima globalizzazione si scordò di un effetto molto importante: la disoccupazione. Che senso ha vendere a dei disoccupati quegli stessi prodotti che sono stati loro “scippati” e delocalizzati in altra regione? Un effetto di questo tipo, ha fatto traballare non poche cancellerie (soprattutto negli USA). Oggi le imprese tornano in Occidente, aprendo nuovi stabilimenti. Il movimento di rientro a casa della aziende prima delocalizzate si chiama reshoring. Di fatto ciò rappresenta lo svuotamento della Cina, come è stata concepita sino ad oggi. Si conferma un rischio sempre più forse di collasso del sistema cinese. Più volte la dirigenza del partito cinese ha dichiarato negli anni: se non cresciamo dell’8% all’anno saremo travolti dalle rivolte.

Conclusione allo studio la dollarizzazione della lira 

Come sempre il mondo cambia molto rapidamente. In tal contesto non avere le idee chiare, almeno sulla moneta d’appartenenza, rappresenta un pericolo mortale. Il dollaro è l’espressione di un popolo. L’euro solo un’accozzaglia di governi, parlamenti e politici in perenne ricerca di un accordo. Di fatto ogni nazione che partecipa alla moneta unica, ha perso la politica monetaria. E’ stato confuso un bisogno di coordinazione con un fatto personale e intimo qual è la divisa nazionale. Come tutti gli errori anche questo è finalmente venuto a galla. Il punto adesso è un altro. Pur sapendo che nessuno vuole ammettere d’aver sbagliato, come usciamo dallo stallo prima di perire sotto una clamorosa crisi finanziaria? Crisi che avrebbe stavolta, rispetto il 2008, l’Europa per epicentro. Ecco cosa significa la dolldarizzazioe della lira.

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