Imprenditori brava gente, però…

by Giovanni Carlini
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Imprenditori brava gente anche se con troppe lacune. Del resto nessuno è perfetto però perfettibile a patto che lo si voglia.

Imprenditori brava gente. E’ vero. Questo merito va riconosciuto. Ci sono rare eccezioni già più volte segnalate in questo sito. C’è ovviamente gente di cui non fidarsi anche in questo ambiente. Il ricordo va alla provincia di Treviso e quella di Vicenza. Parliamo di gente che ha la lingua biforcuta. Tolti casi eclatanti e noti ai più, quindi scartati dalla comunità, la categoria resta sana.

Un punto di grande difficoltà, che s’incontra solitamente con i capi d’azienda, è sulla ricerca & sviluppo. Vuol dire che l’esperienza vissuta stratificando idee e concetti, difficilmente si riesce a tradurre in pratica. Mi spiego. Più o meno, ogni imprenditore, dopo 30 anni d’attività ha un’idea nel cassetto. Quella miglioria allo stato della tecnica che potrebbe apportare alla scienza. Si parla di concetti pensati e triti come ritriti mille volte. Ebbene, quando dallo stadio dell’immaginazione si vuol passare al concreto, spuntano un mare di problemi.

Il bello è che i problemi d’ingegnerizzazione dell’idea non sono tecnici. Al contrario burocratici. Lo Stato finanzia un prototipo, non un’idea. Ecco dov’è il problema. Con l’aggravante che se è l’università a presentare un’idea, viene sostenuta con fondi alla ricerca. Nel caso sia l’azienda che presenta l’idea, anzichè il prototipo, non riceve nulla. 2 pesi, 2 misure.

I 2 pesi sono l’università (Politicnico di Milano ad esempio, facoltà d’ingegneria) dove l’idea è finanziata anche se non prototipo. L’azienda xz, può avere tutte le idee che vuole, ma deve arrivare allo stadio di prototipo (in pratica). Apparentemente potrebbe essere “giusto” ma non lo è. Sarebbe saggio dedicare fondi alla ricerca solo all’Università. Quindi altri fondi solo per il sistema imprese. Oppure indicare per legge, nelle università l’unico posto dove sviluppare ricerca (impiegando gli studenti). A questo punto gli atenei farebbe ricerca per se stesse e per le aziende. Questa potrebbe essere una soluzione.

Per evitare frodi e imbrogli, riuscite a immaginare quanti progetti restano teorici? Vorrei tanto che la burocrazia trovasse una soluzione. Potrebbe essere che se il capo d’azienda ha 25 anni d’onorato servizio e un’idea, credo che debba essere considerata. Potrebbe essere accolta dalla finanza pubblica, limitatamente alle spese d’ingegnerizzazione. Ecco dove interviene l’università come appena spiegato. La ricerca e sviluppo, in questo modo sarebbe a favore e disposizione per imprenditori brava gente. A volte vengono i dubbi che idee di questo tipo siano fantascientifiche.

Il riferimento è allo smaltitore di calore per condizionatori d’aria (per evitare la condensa). Oppure al recupero d’acqua dallo scarico del water close (risparmio idrico). Quindi al labirinto per rubinetto che riduce la quantità di acqua aumentandone la pressione all’uscita. Credo che ogni imprenditore, con oltre 25 anni di servizio all’azienda, possa contribuire all’avanzamento della tecnica. Peccato non valorizzare questi tesori della società. Imprenditori brava gente anche se a cultura incompleta privi di una laurea in imprenditoria!

 

La foto di copertina è per un grande imprenditore italiano. Forse l’unico. Il suo nome è stato Enrico Mattei. Grazie Ingegner Mattei per l’esempio che ci ha dato.

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