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Direzione aziendale: chi comanda? Prof. Carlini

by Giovanni Carlini
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La direzione aziendale è sempre un problema; chi comanda? In realtà più che solo “comandare” chi ha la responsabilità di pagare gli stipendi, conti e quant’altro?

L’azienda è diretta da un imprenditore. Questa è la norma, del resto anche logica. A volte accade che in realtà, chi ha la direzione aziendale è il commercialista. Un bene o un male? Difficile rispondere, perchè dipende dalla qualità umana e professionale del professionista. In linea di massima si ritiene comunque un male che un esterno diriga quanto non è suo.

Le aziende italiane come direzione aziendale, in genere sono:

a) dirette effettivamente dal titolare (la maggior parte)

b) di fatto indirizzate dal commercialista (non molte, ma più di quanto si creda)

c) guidate dall’imprenditore che s’avvale di uno o più manager interni (molto poche)

d) guidate dall’imprenditore che si avvale di professionisti esterni (pochissime)

Chi sta meglio e chi peggio? Non esiste una regola assoluta che lo spieghi. Certo l’ideale è rappresentato dal duo imprenditore-manager. Quest’accoppiata è quella vincente, lasciando il commercialista fuori dall’area decisionale. Del resto il professionista contabile (commercialista) è assimilabile a un “impiegato statale” pagato con i soldi dell’azienda.

I conti sono importanti per avere un’unità di misura nella direzione aziendale. Lo Stato ne impone l’uso ai soli fini fiscali per pagare le tasse. Ne consegue che uso distorto dell’importanza del numero nelle imprese.

Il manager usa “i numeri” come ordini di grandezze per dirigere. Il commercialista impiega gli ordini di grandezza per assicurare le necessità fiscali dalla PMI. Tolto il fisco, il commercialista cessa la sua funzione a meno che non sia un aziendalista (appena forse il 2% del totale).

Il limite del commercialista emerge facilmente. E’ necessario parlarci per accorgersi che 6 mesi, ad esempio, sono solo un asse temporle per aggiornare i conti. Per un manager, al contrario, 6 mesi sono un’intera esistenza per una totale rivoluzione d’impresa. Dal limite esistenziale del commercialista al dinamismo del manager, passa il confine tra un’azienda che muore e chi decolla.

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