La profonda crisi del giornalismo in cerca di un nuovo ruolo
Il giornalismo, come professione e funzione, è in aperta crisi. Questo non perchè lo dicano sia Donald Trump sia il Grillo (leader politico), in Italia. Oggettivamente la vendita di quotidiani e giornali è sempre più difficile, ma c’è un motivo.
La stampa ha rinunciato alla funzione di raccontate per spostarsi nel commentare. Ecco il profondo disagio del lettore che non ha voglia d’essere indottrinato, ma informato. Un concetto così semplice non è stato capito da nessuno.
Entriamo nel dettaglio. Chi è il giornalista? certamente non un tecnico! Significa che riporta e “commenta” notizie, senza alcuna specifica competenza. Di fatto il reporter è culturalmente inadeguato. Per supplire a questa carenza di fondo (non ha studiato a sufficienza) si permette anche il lusso di commentare. Boom! In queste condizioni com’è possibile leggere un articolo? In effetti, controllando le prime pagine di tutti i quotidiani italiani, non scatta un vero interesse alla lettura. Al massimo i giornali si sfogliano senza trovare elementi di spunto per riflettere.
Dal quotidiano mancano elementi di riflessione, causa la scarsa preparazione dei giornalisti. Da qui la crisi della stampa. Esistono riviste molto specializzate dove chi scrive è un vero tecnico, professori e ricercatori. In questo caso l’articolo va letto 3 volte e pensato 4. Che sia questo il futuro del giornalismo? Lo spero.
Tra i quotidiani italiani il meno peggio è quello economico, Il Sole 24 Ore. Però siamo parlando di un giornale fazioso, di parte, non oggettivo. In pratica si sopporta il Sole 24 Ore, più che leggerlo! Infatti nessuno ha saputo prevedere e capire la Brexit, tanto meno la vittoria di Donald Trump. In italia nessun quotidiano a capito l’esito del referendum del 4 dicembre 2016. Bastano solo questi 3 aspetti, limitati al 2016, per licenziare in tronco tutti gli attuali vertici delle testate giornalistiche.