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A 67 giorni dalle elezioni Presidenziali

by Giovanni Carlini
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A 67 giorni dalle elezioni presidenziali negli Stati Uniti

Per conto della testata SIDERWEB mi trovo a Tampa, in Florida, oggi 30 agosto 2012 per assistere alla nomination del Governatore Mitt Romney alla corsa elettorale per la carica di 45° presidente degli Stati Uniti. Fra 67 giorni ci saranno le elezioni presidenziali.
Oltre il folklore cosa accade in queste elezioni presidenziali che ci può interessare?
Romney è partito svantaggiato, ma sta rapidamente recuperando terreno per due aspetti fondamentali:
a) Obama è solo un politico, mentre Romney un protagonista della finanza che ha costruito il suo successo offrendo pragmatismo e il senso del fare;
b) il candidato repubblicano appare molto più organizzato in economia, rispetto all’attuale presidente, considerando che l’economia è “il piatto forte” di questa elezione presidenziale.
Fin qui è solo cronaca, tutti i quotidiani del mondo recitano monotonamente lo stesso ritornello appena indicato, ma qui, da Tampa, c’è un fatto nuovo.
Romney, conscio di un’immagine pubblica non adeguata al ruolo, si sta completamente reinventando, assumendo le sembianze di un personaggio nuovo rispetto al passato. Non si tratta di un fatto sconosciuto nella politica statunitense. Già Clinton, per ottenere un secondo mandato nel 1997, operò una radicale trasformazione di se stesso uscendo dallo schema destra-sinistra per porsi arbitro della politica nazionale. Oggi il candidato repubblicano si re-inventa accettando le direttive del partito, compattando la destra estrema dei Tea Party con quella di governo (grazie alla nomina del suo vice) e assumendo un profilo personale e comunicativo più politico che pragmatico.
Questo vuol dire nelle presenti elezioni presidenziali:
a) smettere di comunicare, trasferendo alle persone cosa si sente dentro;
b) non solo progettare ma rendere tutti partecipi a un’idea;
c) non perseguire solo un progetto ma idealizzarne le visuali sociali ed economiche.
È una rivoluzione per Romney, che in questo modo ricalca “il tutto fumo niente arrosto” dell’Obama di 4 anni fa, dove oltre l’entusiasmo si è rimasti poi in assenza di una reale capacità di governo.
La situazione impone pragmatismo (vedi il caso Italia con un governo del presidente) e capacità tecniche, ma per farsi eleggere non basta saper risolvere i problemi ma serve il carisma nel trasmettere un sogno senza il quale l’elettorato non è stimolato.
Sono gli estremi che si toccano. Quattro anni fa bastò l’illusione, oggi necessita la “competenza vestita a festa” che traduca sostanza. Queste caratteristiche, destinate a trasferirsi dal mondo politico a quello reale della vita quotidiana e del lavoro, migliorano o peggiorano la nostra esistenza? In effetti il vivere si complica, ma questo è il destino delle fasi di trasformazione tra un’era (quella della globalizzazione giunta alla crisi) e una nuova, ancora da definire e chiamare con il suo nome. Non basta più essere furbi come onesti, fedeli o traditori nel silenzio, sinceri come bugiardi, ma tutto si mischia in un color “caffelatte” a geometria variabile, ad altissimo adattamento.
Il contratto a tempo indeterminato è una chimera, il licenziamento possibile ma….l’amore stesso richiede costanti adeguamenti e aggiustamenti all’età che corre nell’effimero che si fa sostanza. Nei periodi di transizione il bianco si sporca con il nero e dall’unione nasce qualcosa che prima non poteva esserci perché “blindato” tra valori assoluti.
Solo dalle crisi nascono le nuove idee. Serve la sofferenza per stabilire dei primati senza i quali non ci sarebbe crescita. Il grigio Romney, rispetto al bianchissimo ma inconsistente Obama, ci consegnano questo chiaroscuro con cui affrontare la vita attuale nelle sue contraddizioni.
Il rischio di confondersi è altissimo, ma questo aumenta sia l’emozione che la probabilità reale di perdere ogni cosa.
Le imprese sono chiamate a navigare in questo mare con prodotti diversi e prezzi flessibili. Servono nuove politiche commerciali, l’adozione della sociologia dei consumi al posto del marketing (figuriamoci chi non ha neppure applicato il marketing e il suo connesso piano, perché non l’ha mai fatto negli ultimi 25/40 anni!) una più accorta ed elastica politica del personale, reclutamento e addestramento con nuovi profili e organigramma con il mansionario migliorati perché connessi a costi/efficacia. Prodotti più duttili e diversificati per prezzi che rispettino quella povertà economica che ci sta colpendo. Con queste prospettive e se confermate, Romney ha buone probabilità d’essere eletto 45° presidente degli Stati Uniti in un mondo occidentale smarrito che cerca il suo pastore.

Stati Uniti, 31 agosto 2012

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