Il concetto di ragazza e quello di donna. Una società sterile che non vuole invecchiare
Lo spunto proviene da Berlino. Con vero dispiacere emerge che nelle vittime di Natale a Berlino c’è anche una donna italiana lì residente. Fortunatamente le vittime sono molto poche rispetto quanto già accaduto a Nizza pochi mesi fa. Comunque la TV nazionale definisce la vittima italiana “una ragazza” di 31 anni. L’affermazione fa sorridere e porta alla riflessione. Chi sono le ragazze e chi le donne? Oggettivamente una ragazza si colloca tra i 16 e 20 anni. Una giovane donna nella fascia d’età 20-28. Certamente donna dai trenta in poi. Perchè la TV di Stato insiste in stereotipi da pubblicità e società dei consumi? La percezione di “sempre giovani” è la finzione della Rai?
Il bisogno d’essere sempre giovani è ovviamente una finzione. Serve all’immaturità. Fin qui va bene, purché non evolva in aspetti negativi. Questa negatività si chiama, ad esempio:
- alta conflittualità di coppia quindi divorzi al 43% (dato ISTAT)
- nella conflittualità ci sono gli abbandoni tra coppie non coniugate al 60% (dato stimato)
- bassa fertilità e quindi minori figli;
- eccessiva tendenza a consumare beni e servizi. Quante scarpe ha ogni donna nei suoi armadietti? Se si volessero valorizzare a costo d’acquisto gli indumenti posseduti da ogni donna, saremmo tra i 25/35mila euro! Forse è un eccesso.
- la stupidata della nuova definizione di “sindaca”. Il sindaco è un personaggio pubblico, non soggetto al genere maschile o femminile. Il sindaco è un funzionario eletto per fare del bene alla comunità. Punto. Cercare nella carica un genere vuol dire portare l’impegno alle conseguenze della relazione maschio-femmina. Queste sono le “fisse” della teoria del gender. Qualcosa che ha fatto il suo tempo e possiamo archiviare.