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14 luglio 1948 attentato a Togliatti. A. Lepre e Prof. Carlini

by Giovanni Carlini
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14 luglio 1948 e l’attentato al segretario del PCI, Palmiro Togliatti, l’uomo di Stalin in Italia. Aurelio Lepre dedica all’evento ben 10 pagine, da 119, inizio del capitolo IV, fino a 129 sotto il titolo di “La guerra civile fredda”.

Perché Lepre, ancora una volta, fa pesare così tanto, nella storia d’Italia le sorti del PCI? E’ anche vero che un attentato al Segretario di un partito politico non è più “storia di parte” ma appartiene alle vicende della Nazione. Su questo c’è poco da discutere.

E’ anche vero che il fatto diventa per Lepre, nel suo libro, l’ennesima immersione nelle vicende interne del Partito Comunista narrando d’Italia. Questo insistere sui comunisti per spiegare l’Italia oggettivamente indispone il lettore e lo storico.

Nel caso avessi avuto in interesse specifico di parte avrei comprato un testo dedicato a una fazione ben preciso anziché alla Nazione nel suo complesso. Comunque al di là dell’irritazione del lettore verso l’autore, Lepre offre degli spunti interessi sui quali riflettere.

L’attentato al Togliatti fa emergere quanto pronto alla rivolta armata fosse il popolo e la base comunista del partito. L’insurrezione non ci fu grazie allo stesso Togliatti e alla direzione del PCI. Ciò non toglie che in Italia ci fossero dei “soldati di un esercito straniero (russo) pronti all’azione”.

Dando un nome alle cose, questi “soldati” erano e sono ancora ex partigiani che non consegnarono le armi alla fine della guerra civile del 43-45.

Ecco da dove emerge la profonda diffidenza che ancora circonda l’ANPI (Associazione partigiani d’Italia).

Questa gente armata voleva agire, ma il partito glielo impedì. La criticità e attacco alla democrazia non viene meno dal non aver agito, in quel frangente, ma dal solo fatto che questa base di terroristi esiste ed è coltivata-protetta dal PCI oggi PD.

Aurelio Lepre, a pagina 120 si affretta a parlare di “mito” per il Togliatti in seguito all’attentato. Mito? Il Togliatti, l’uomo di Stalin in Italia fu un mito per chi?

Ecco che non piace Lepre perché certamente il Segretario del PCI fu un mito ma limitatamente alla sua gente, come fatto interno a solo quel partito.

Mentre Alcide De Gasperi, a cui è dedicata la foto di copertina di questo studio, ha ricevuto il riconoscimento unanime da tutti come italiano e non come Segretario della DC, il Togliatti resta limitato al solo PCI e alla sinistra.

Chiariti i primi 2 passaggi di questa riflessione: la tensione armata non sfociata in atti concreti e il mito del Togliatti ne restano altre due.

Il forte distacco critico del PCI verso il comunismo Jugoslavo di Tito (perché così voluto dalla Russia) non fu solo “esecuzione di ordini emanati dal Cominform”, ma un tentativo, da parte dei comunisti italiani, di distaccarsi dalle indubbie e clamorose responsabilità nell’eccidio d’italiani nelle foibe triestine.

Emerge da questa considerazione, come sia così sempre sottile e a doppio taglio l’azione dei comunisti. Fanno una cosa per intenderne un’altra (questa è la politica, è vero, che diventa sporca nel PCI).

Collegato a questo aspetto ci sono le rivolte contadine in Italia nel 1949. I contadini “amavano” Stalin ma nessuno gli ha mai detto quanti milioni di essi sono stati uccisi per fame e fucilati da Lenin e Stalin.

Il motivo dell’eccidio di contadini in Russia fu semplice: il comunismo (tranne quello cinese) non considera i contadini come fertili alla causa come invece gli operai delle fabbriche. Questi fatti storici però nessun comunista si è mai impegnato a spiegarlo agli ignari contadini italiani che volevano solo la terra da sottrarre ai latifondisti. Che peccato!

Infine ultimo passaggio. Con l’entrata dell’Italia nella NATO cessa nel PCI la voglia di rivoluzione e tutto s’inabissa forse preparando la stagione del terrorismo rosso degli anni Settanta.

Argomento quest’ultimo tabù nella storia moderna dell’Italia.

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