Nazionalsocialismo: la base concettuale. Spunti riepilogativi tratti dal testo “Guerra e pace nel XX° secolo. Il passato per leggere il presente”di Aurelio Lepre. Capitolo 9, la Seconda guerra mondiale.
Il nazionalsocialismo è stato un assetto ideologico incompiuto. Significa che ha abbozzato delle idee, che non ha saputo successivamente sviluppare. Le motivazioni di questa immaturità storica, possono derivare da molti aspetti. Sicuramente la fretta nel voler condurre uno scontro militare, su base continentale, ha avuto la sua influenza. Non solo. Non va neppure taciuta quell’ostinazione nel genocidio verso gli ebrei, che ha compromesso definitivamente il nazionalsocialismo. A questo punto stiamo analizzando un abbozzo d’ideologia incompleto. Forse è esattamente questo il motivo per cui gode ancora dell’interesse di una numero consistente di seguaci. Va comunque ricordato come il nazionalsocialismo ricorra all’affascinante concetto di comunità al posto della società. Qui si deve aprire un’importante parentesi per capirsi.
La comunità è un gruppo ristretto. Pensiamo al paese di campagna rispetto alla città o metropoli, dove tutti sono anonimi. La comunità è stata mitizzata come senso dell’umano, trascurando quegli opprimenti segnali d’invadenza nei fatti degli altri. Il passaggio dalla comunità all’economia morale è consequenziale. L’economia morale riconosce a tutti un ruolo in assenza di disoccupazione. La paga è “morale” ovvero non sottopagati ma quanto è giusto. Va ricordato come oggi uno stage a Milano venga pagato 1,5 euro/ora. La comunità ha un suo fondamento sociologico in Ferdinand Tonnies (1887). Per fare un esempio di quanto attuale sia questo concetto, il mondo arabo è ancora una comunità.
La società è invece molto più frivola rispetto alla comunità. L’economia è quella capitalistica o anche socialista (collettivizzazione dei mezzi di produzione) senza richiedere alcuna forza nel gruppo o clan. Anzi, la società è e deve restare anonimato! La società ha un suo fondamento sociologico in Emile Durkheim e Max Weber (1880).
Chiariti i 2 grandi temi dell’era moderna, società e comunità, ecco ora la base concettuale del nazionalsocialismo:
1 – massima considerazione dell’idea romantica di Nazione come comunità escludente fondata su un’etnia;
2 – forte richiamo alle radici medioevali, non a quelle cristiane ma germaniche;
3 – nazionalizzazione delle masse ottenuta tramite l’esaltazione dei sentimenti comunitari;
4- celebrazione della tecnica come strumento di potenza per l’affermazione della nazione-comunità. In fondo come oggi nell’uso acritico del web che massifica il pensiero tagliando fuori la riflessione.
A ben guardare queste radici del nazionalsocialismo non sono poi tanto distanti dai movimenti di destra oggi attivi. Non basta. Tutto sommato hanno un fascino che permane nei decenni, proprio perchè si basa sul concetto di comunità. Anche la comunità risponde a un progetto incompiuto, ma certamente più vicino alle persone rispetto la società. 3 milioni di disoccupati (solo in Italia) amano l’idea di una comunità che gli aiuti tramite l’economia morale.
Concludendo, la fortuna del nazionalsocialismo come fascismo e franchismo è nella percezione di comunità, mentre il capitalismo e il comunismo si basano sulla società. Il senso di comunità, per quanto criticabile (nessuno si fa gli affari propri) è scritto dentro il nostro DNA. Quindi l’energia delle forze di destra non è esauribile dietro agli slogan elettorali. Al contrario la sinistra con il comunismo ma anche il capitalismo, essendo forse basate sulla società, hanno vinto restando eternamente soggetti a crisi.